Are you LEADING THE MOMENTOUS CHANGE? Take our survey on Innovation, Digital Transformation and Sustainability leaders

Innovazione e sostenibilità, l’esempio virtuoso di Brovind Vibratori SpA: intervista all’amministratrice delegata Paola Veglio

Post date
Reading time

Reading time:

8

This content is currently available only in Italian

L’Italia è una terra fertile per l’innovazione industriale, grazie alle numerose aziende che operano nel settore metalmeccanico, e che rappresentano una risorsa preziosa per l’ecosistema produttivo del Paese. In questo contesto, Brovind Vibratori S.p.A., con tre sedi in Italia e una in Brasile, 165 dipendenti e una forte vocazione per l’export,si distingue come una delle aziende leader nel settore della vibratoristica industriale.

Abbiamo scelto di intervistare Brovind Vibratori S.p.A. per il nostro osservatorio, impegnato nello studio delle nuove dinamiche delle catene del valore globali a seguito delle grandi sfide, in quanto l’azienda rappresenta un esempio virtuoso di come l’innovazione e la sostenibilità possano diventare fattori chiave per il successo nel mercato globale. Brovind Vibratori S.p.A. si distingue infatti per la sua capacità di anticipare le esigenze del mercato, sviluppando soluzioni ad hoc per i suoi clienti e ponendo una forte attenzione al benessere dei propri dipendenti e del territorio circostante; inoltre, l’azienda è impegnata in progetti di ricerca e sviluppo per migliorare le prestazioni dei propri prodotti, rendendoli sempre più sostenibili e efficienti.

La nostra intervista con Paola Veglio, amministrice delegata di Brovind Vibratori S.p.A., rappresentante illuminata della imprenditoria femminile, ci permette di approfondire questi temi e di comprendere meglio come le aziende italiane possano competere con successo nel mercato globale, facendo leva sull’innovazione e la sostenibilità.

Grazie ancora per la disponibilità, partiamo subito ragionando insieme sulle tante sfide incontrate lungo il vostro percorso, sapendo che Brovind Vibratori S.p.A. ha una lunga storia di successo nel business dei sistemi vibranti nel settore metalmeccanico. Come avete affrontato le sfide degli ultimi anni, tra cui la pandemia e le trasformazioni del mercato internazionale e in che modo queste sfide hanno influenzato la vostra attività globale?

Gli ultimi anni sono stati sicuramente molto difficili per le imprese, sia per gli scenari che si sono prospettati, come la pandemia e il conflitto russo-ucraino, ma soprattutto per il sentiment che pervade il mondo del lavoro: incertezza, aleatorietà e imprevedibilità sono le sfide più difficili che un imprenditore deve saper gestire. Con queste premesse, fare passi come quelli che Brovind sta compiendo, come ad esempio la ristrutturazione da oltre 11 milioni di euro in un polo industriale dismesso da quasi 30 anni, ci proietta in uno scenario di imprenditoria “eroica”.
Una verità che non dobbiamo mai perdere di vista, nemmeno in momenti poco facili, è che le imprese che si fermano sono destinate a morire nel medio periodo. Lo scenario delle aziende è cambiato drasticamente negli ultimi anni, sopravvivono quelle che continuano ad investire, a migliorare ed innovarsi per crescere.

Lo stabilimento di Brovind Vibratori SpA
Lo stabilimento di Brovind Vibratori SpA
L’innovazione, appunto, è un elemento chiave per la crescita dell’impresa. Come vedete il futuro dell’innovazione in Brovind Vibratori S.p.A.? Quali sono le tecnologie emergenti, ma anche i processi, che considerate più promettenti per la vostra catena del valore e quale pensate sarà il loro impatto?

L’innovazione è stata sempre uno dei quattro pilastri della nostra realtà. Dico sempre che Brovind è fondata su quattro pilastri: ricerca, innovazione, persone e territorio.
L’innovazione è la chiave del successo. Se fino a qualche decennio fa avere un buon prodotto consentiva in ogni caso di “stare a galla”, oggi solo chi arriva primo sopravvive nel medio-lungo periodo. Brovind ha puntato molto sulla R&S e negli ultimi anni si sono sviluppate nuove tecnologie e nuovi prodotti, alcuni di questi brevettati, che ci hanno permesso di entrare in nuovi mercati e consolidare quelli già esistenti. Nell’ultimo biennio sono stati investiti centinaia di migliaia di euro in fiere, per permettere che la clientela conoscesse le nuove tecnologie e le nuove sfide che Brovind sta portando avanti.
Le tecnologie emergenti vanno dall’applicazione di nuovi concetti meccanici, per esempio un sistema con zero vibrazioni trasmesse al pavimento, all’integrazione meccanica-visione artificiale-robot, con un oggetto con funzioni di sobbalzo, totalmente versatile e innovativo.
Quindi si può dire che la R&S è il fulcro che ha permesso a Brovind di diventare negli ultimi anni uno dei top player al mondo nell’ambito della vibratoristica industriale.

Lo stabilimento di Brovind Vibratori SpA
Le catene del valore globali di tante imprese italiane della subfornitura sono state influenzate da una serie di fattori, tra cui la pandemia, i trend inflazionistici, le tensioni geopolitiche e più in generale da shock e incertezza ripetuti. Quali cambiamenti avete apportato, se ne avete apportati, alle vostre politiche di approvvigionamento e outsourcing per far fronte a questi cambiamenti? Tra questi cambiamenti, esaminando in particolare lo shortage dei semiconduttori, avete rilevato un impatto anche sulla vostra azienda e le vostre attività di produzione? Se si, come avete cercato di gestire tali problematiche?

Le continue emergenze in ambito sanitario o socio-politico hanno portato alla necessità di cambiamenti imponenti nelle aziende. Il dover ragionare alla giornata ha portato a decisioni repentine e spesso difficili da prendere.
La pandemia ha diminuito i ricavi di circa un 30%, costringendo a diminuire proporzionalmente gli approvvigionamenti di magazzino e scorte. Le tensioni geopolitiche hanno portato a un sentiment di sfiducia e aleatorietà, forse lo scenario peggiore che un’azienda possa subire dall’esterno. Ovviamente si sono dovute rivedere molte delle politiche di approvvigionamento, a volte subendole noi stessi dai fornitori: listini che cambiavano di 24 ore in 24 ore, carenza di materiali, consegne che a volte subivano ritardi ingestibili. Forse i due fattori che ci hanno permesso di contenere il danno sono stati avere una catena di fornitura esclusivamente italiana e aver previsto quello che stava per accadere aumentando le scorte di magazzino. Nella prima metà del 2021, ancora frastornati dalla pandemia, quando ancora non si parlava di conflitto russo-ucraino, ci siamo resi conto che le politiche di approvvigionamento dei semiconduttori stavano mutando e con loro anche i prezzi. Abbiamo fatto ordini di chip e componentistica elettronica tali da coprire almeno 15 mesi di produzione. Questa scelta, penalizzante in termine di cash flow e gestione JIT (just-in-time), ci ha permesso di non dover sospendere la produzione dei controller elettronici che comandano i sistemi vibranti. Le nostre tempistiche di approvvigionamento verso i clienti sono rimaste invariate mentre molti dei nostri competitor hanno dovuto passare da tempi di consegna di 30-40 giorni a 4-5 mesi.
Quello che è successo con i semiconduttori è stato davvero molto particolare e delicato.. Il chip shortage è il fenomeno nell’industria dei circuiti integrati, che avviene quando la domanda di chip di silicio supera l’offerta. Dopo il picco di domanda registrato nello scorso biennio, i grandi costruttori di chip hanno rivisto al ribasso le previsioni di vendita per il 2023. Mentre da una parte continua a tenere la richiesta di chip nel mondo automotive, dall’altra cala drasticamente su smartphone e computer. Dopo il boom generato dai sistemi per smartworking e DAD, le vendite di computer sono crollate nell’ultimo trimestre 2022 del 28% (fonte IDC) portando a -15% il calo annuale rispetto al 2021. Benché apparentemente superata, la crisi ha rivelato la vulnerabilità della supply chain globale dei chip e i rischi derivanti dall’eccessiva concentrazione dei produttori.

Brovind Vibratori S.p.A. si distingue per le importanti iniziative in termini di welfare aziendale – come ad esempio quelle dedicate alle donne lavoratrici e l’investimento nell’hotel-ristorante a Cortemilia – e per l’attenzione per la sostenibilità ambientale, per esempio grazie all’installazione di un sistema di pannelli fotovoltaici in azienda. Come si innestano queste iniziative nel vostro percorso aziendale e, se si può dire, quali ulteriori iniziative avete iniziato a pianificare?

Brovind ha sempre messo le persone e il loro benessere davanti a tutto. Il più grande valore nelle aziende è rappresentato dal capitale umano, soprattutto oggi in cui il mondo del lavoro ha nuove e precise necessità, in primis un miglior bilanciamento tra vita privata e lavorativa. Il benessere della società deve essere sempre più centrale per l’azienda, che diventa fattore chiave per creare valore. Dal welfare aziendale e territoriale, alla formazione, tutto concorre per attrarre e trattenere i talenti, cosa sempre più difficile.
Ma ecco che nasce anche il concetto di “Industria 5.0”. C’è chi la definisce come la ri-umanizzazione della corsa all’automazione. Chi, invece, pensa che Industria 5.0 riguardi le persone che lavorano insieme a robot e macchine intelligenti, che aiutano gli esseri umani a lavorare meglio e più velocemente sfruttando tecnologie avanzate come l’Internet of Things e i big data, aggiungendo un “tocco” umano ai pilastri dell’Industria 4.0 di automazione ed efficienza. La Commissione UE nello studio dedicato mette al centro concetti come approccio human-centric, sostenibilità e resilienza. Ed è proprio questa la direzione che sto cercando di sviluppare in Brovind. Grande tecnologia, fatta da persone che vengono valorizzate, sia lavorativamente che personalmente.
Non solo. Oggi il welfare, soprattutto nei piccoli paesi come Cortemilia, deve essere fatto in sinergia con e per il territorio. Tanti i progetti che ho sviluppato e che ho in mente, che vanno proprio a sposare questo concetto. Dal sistema di buoni shopping dati a Natale ormai da tre anni, spendibili solo nei negozi di Cortemilia, all’apertura di un hotel-ristorante-pizzeria, creato per dare nuovi posti di lavoro e offrire un servizio di ristorazione e ospitalità al paese. Quest’ultimo ha permesso di creare una mensa di alto livello per i dipendenti, in cui l’80% del costo del pasto è a carico dell’azienda. Progetti futuri? Fornire gratuitamente ai figli dei dipendenti un servizio di asilo nido, a gestione comunale e di prossima apertura. Non solo, nel nuovo capannone prevediamo di installare un importante sistema di pannelli fotovoltaici per poi creare una comunità energetica con altre aziende del territorio e il Comune di Cortemilia, al fine di andare in quella direzione green che permette di completare il processo ESG.

Lo stabilimento di Brovind Vibratori SpA
Lo stabilimento di Brovind Vibratori SpA
In che modo le politiche a livello nazionale e locale possono sostenere le aziende che investono nei dipendenti e nel territorio come Brovind Vibratori S.p.A.?

Le aziende, soprattutto le PMI, sono completamente dimenticate dalle politiche nazionali; quelle locali non hanno sicuramente i fondi per dare un sostegno concreto. La burocrazia e la “deprofessionalizzazione” di chi si occupa di fare le leggi e applicarle hanno portato al gap incolmabile tra aziende e Stato. Oggi i pochi fondi che ci sono vengono gestiti, a mio parere, malissimo. Ci dovrebbe essere un sistema premiante che porta a un ritorno dell’investimento da parte delle aziende che hanno una progettualità concreta e che continuano a investire e crescere. Fornendo valore, si crea valore.

Ringraziamo Paola Veglio per il suo tempo e la sua disponibilità nel condividerci il racconto di una realtà capace di costruire valore economico, sociale ed ambientale, tre direttive che sempre più devono muoversi di pari passo nella valutazione di crescita e direzione di qualsiasi impresa.