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Le multinazionali alla frontiera della sostenibilità, la sfida degli SDGs: intervista a Federica Sacco

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Negli ultimi anni abbiamo assistito a una crescente consapevolezza sull’importanza della sostenibilità, un tema che ha attraversato non solo le discussioni accademiche, ma ha anche trovato risonanza nelle aule delle istituzioni internazionali.

È diventato palese che le imprese multinazionali detengono una posizione chiave nell’affrontare le sfide della sostenibilità, un ruolo formalizzato e cristallizzato dagli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs).

Eppure, trasformare gli SDGs da obiettivi nazionali a impegni aziendali operativi si è dimostrato meno lineare di quanto si potesse immaginare: questa transizione, infatti, ha sollevato una serie di questioni che hanno aperto nuovi e stimolanti percorsi di ricerca nell’ambito dell’economia internazionale.

Nel cuore di questa esplorazione troviamo Federica Sacco e Giovanna Magnani, rispettivamente ricercatrice e Chair del t-lab ReValue Chains: attraverso un chapter (pubblicato all’interno di “Creating a Sustainable Competitive Position: Ethical Challenges for International Firms“, ultimo volume della collana “International Business e Management” edita da Emerald Publishing) queste esperte si sono immerse nella complessa tematica della sostenibilità delle catene del valore estese, ponendo un focus particolare su come la resilienza e le pratiche sostenibili interagiscono all’interno delle catene globali del valore.

Al centro del loro studio, si posiziona STMicroelectronics, un gigante nel mondo dei semiconduttori.

Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Federica Sacco per approfondire le sue scoperte e comprendere meglio le sfumature di questo importante argomento: ecco cosa ci ha raccontato.

Federica Sacco nel 2022 durante una presentazione al Doctoral Consortium della AIB-SE in Panama City Beach, Florida (USA)

Federica, grazie mille per il tuo tempo. Per cominciare vogliamo domandarti: com’è nata questa ricerca?

Come team di ricerca, dal 2020 lavoriamo al tema della resilienza delle catene del valore globale. È un tema che si è sicuramente affermato con prepotenza a seguito della pandemia, ma che risultava rilevante anche in precedenza. Problemi quali i contrasti geopolitici delle grandi potenze mondiali e gli eventi estremi causati dal cambiamento climatico hanno infatti acuito l’incertezza che le aziende multinazionali devono affrontare nella gestione delle proprie catene del valore.

È in questo contesto che siamo entrate in contatto con STMicroelectronics. Il settore dei semiconduttori, infatti, costituisce un contesto interessate per lo studio della resilienza. Si tratta di un settore di natura ciclica, in cui periodi di forte crescita si alternano a periodi di contrazione, e quindi già di per sé caratterizzato da un alto livello di incertezza per le aziende. Inoltre, la recente pandemia ha particolarmente impattato le catene del valore dei semiconduttori, causando la carenza di un prodotto che è alla base delle nostre abitudini quotidiane.

La non più recente guerra in Ucraina, poi, ha determinato un ulteriore problema, ovvero rischi per l’approvvigionamento di alcune materie prime localizzate nell’area del conflitto. Infine, il riconoscimento dell’industria dei semiconduttori come settore strategico per la sicurezza di vari paesi o aree geografiche – si vedano le recenti scelte legislative di Stati Uniti, Unione Europea e Cina a riguardo – fa capire come le “regole del gioco” stiano cambiando per queste aziende, in un modo che è difficile prevedere.

Con questi presupposti, abbiamo intervistato l’Executive Vice President Supply Chain di STMicroelectronics, il Dott. Alberto Della Chiesa, per studiare in che modo l’azienda ha reagito a questi shock esterni e come ha reso resiliente la propria catena del valore globale.

Nel successivo studio condotto per approfondire dinamiche e strategie poste in atto dall’azienda, abbiamo avuto modo di constatare come il tema della resilienza fosse strettamente collegato a quello della sostenibilità nelle attività di STMicroelectronics. Solo per fare un esempio, la parola “resilienza” compare nei Sustainability Reports di STMicroelectronics sin dal 2018. Abbiamo quindi ritenuto opportuno approfondire questa interazione.

Cosa è emerso?

Confrontando quanto emerso sulla resilienza dall’intervista e le informazioni disponibili sulle attività legate alla sostenibilità, è stato possibile evidenziare come STMicroelectronics approcci strategicamente i due obiettivi in maniera simile.

Questa sinergia strategica risulta evidente in due aspetti: le relazioni con i fornitori e subappaltatori e il reperimento di manodopera qualificata.

Per quanto riguarda la resilienza, è emersa come cruciale la costruzione di partnership strategiche con i propri fornitori e subappaltatori. Questa forma di stretta collaborazione si configura soprattutto come condivisione di informazioni in tempo reale, condivisione dei “Business Continuity Plan” e supporto attivo in caso di interruzioni derivanti da shock esterni. Questo tipo di approccio è replicato per quanto riguarda la sostenibilità: gli obiettivi sul lungo termine sono decisi in collaborazione con gli stakeholder chiave, inclusi fornitori e subappaltatori.

Allo stesso tempo, il rapporto di partnership prevede anche la formazione di fornitori sui temi della sostenibilità sociale ed ambientale per far si che queste competenze siano presenti in tutta la catena del valore.

La mancanza di manodopera qualificata, d’altro canto, rappresenta un secondo fattore che mina l’attività delle aziende di semiconduttori. Dal punto di vista della resilienza, l’azienda ha quindi sviluppato partnership con università e istituti di istruzione superiore che consistono di programmi di tirocinio e progetti di ricerca condivisi.

Indirettamente però, anche questo problema è affrontato tramite attività legate alla sostenibilità sociale. L’azienda infatti investe nella formazione delle comunità locali in cui opera con il programma “STEM your way”, che mira a sensibilizzare i giovani sull’importanza delle materie scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche (STEM) e ispirarli a esplorare carriere legate in queste discipline.

Dunque, quello che vogliamo evidenziare è come sia sostenibilità che resilienza non sembrano obiettivi raggiungibili dai singoli attori economici. Sembra piuttosto necessario un “approccio sistemico”, una collaborazione di più parti. Inoltre, come in questo caso studio, ci
possono essere casi in cui resilienza e sostenibilità non solo sono obiettivi compatibili, ma
possono avere approcci condivisi.

C’è qualcosa che più di altro vi ha sorpreso?

Quello che ci ha sorpreso sicuramente è come sostenibilità e resilienza siano collegate evidentemente e coscientemente in alcune realtà aziendali, mentre non è così in altre. Inoltre, anche la letteratura scientifica solo recentemente ha iniziato a trattare i due temi come collegati. Non è che la conferma di quanto sia importante il coinvolgimento delle aziende nell’attività di ricerca.

Quali sono i prossimi passi?

Questo capitolo costituisce un’analisi preliminare. Stiamo infatti continuando a lavorare in questa direzione, ampliando la raccolta dati, così da includere l’esperienza di fornitori e subappaltatori e avere quindi una visione meno focalizzata e più di sistema. Quello che ci auspichiamo è di evidenziare come la sostenibilità, oltre ad essere necessaria, possa essere anche strategica se in qualche modo è collegata alla resilienza delle catene del valore.

Ringraziamo di Federica Sacco; chi avesse interesse nel consultare lo studio completo “Sustainability and Resilience in the Extended Value Chain: The Case of STMicroelectronics” può scaricarlo da questa pagina.